“La celletta di Sant’Antonio è parte del patrimonio artistico culturale della città e in quanto tale è interesse dell’Amministrazione Comunale tutelarla e valorizzarla. Ci sono situazioni sulle quali non riusciamo ad intervenire nell’immediato, ma che sono alla nostra attenzione e la celletta è tra questi”.
L’assessore alla Cultura Giampiero Piscaglia fa il punto sul restauro della piccola cappella ottagonale di Piazza Tre Martiri dedicata a Sant’Antonio da Padova, oggetto di un’interrogazione da parte del consigliere Frisoni nel corso del consiglio comunale di ieri sera.
“Siamo a conoscenza delle condizioni della celletta, che non presenta gravi carenze strutturali – precisa l’assessore – L’ultimo intervento di restauro risale al 2001, secondo stralcio di un progetto avviato nel 1986 e portato a termine dall’allora direttore dei Musei Comunali Pierluigi Foschi. E’ quindi un pezzo del patrimonio della città verso il quale non c’è disinteresse e il suo intervento di restauto rientra tra le opere sulle quali non possiamo intervenire nell’immediato, ma che abbiamo in progetto di realizzare. Sappiamo quali sono i problemi, che come detto non toccano l’aspetto strutturale e dunque la staticità; sono invece presenti delle infiltrazioni ed è necessario intervenire sui tre lati della celletta realizzati in pietra arenaria di San Marino”. L’amministrazione comunale dunque procederà “alla quantificazione dell’entità dell’intervento del restauro conservativo e quindi ad una stima dei costi – prosegue l’assessore – Per la valorizzazione della celletta pensiamo al coinvolgimento dei privati, seguendo la linea dell’art bonus”. Nel corso dei mesi sono stati diversi gli interventi sostenuti anche attraverso l’art bonus, a partire dagli scavi archeologici della corte a mare di piazza Malatesta, la piazzetta archeologica al Ponte di Tiberio, la biblioteca Gambalunga, solo per citarne alcuni.
Rispetto al’ipotesi di vendita della celletta celletta di Sant’Antonio ipotizzata dal consigliere Frisoni, l’assessore ha ricordaro come il tempietto sia “un’opera destinata a culto di valore storico artistico culturale, un bene demaniale e in quanto tale inalienabile. Non è possibile dunque vendere un bene che resta al centro dell’attenzione del Comune che ha fatto della valorizzazione del patrimonio culturare la sua cifra”.