Apertura della rassegna di cinema sotto le stelle con l’omaggio alla pellicola a 50 anni dall’uscita nelle sale
Che si tratti della prima volta o della decima visione, ogni proiezione di Amarcord è una magia che si rinnova. Ha riso, si è emozionato e ha applaudito - in deroga al ‘rituale’ del cinema – il pubblico che ieri sera ha riempito la Corte degli Agostiniani per il primo appuntamento della storica rassegna estiva di cinema sotto le stelle e che per l’esordio ha scelto di rendere omaggio ad una tra le più celebri pellicole di Federico Fellini, a mezzo secolo esatto dall’uscita nelle sale. Un pubblico variegato, tra giovani e veterani, che si è divertito e commosso rivivendo le vicende di Titta, dello zio Teo e della Volpina, immergendosi in quella provincia vissuta e poi tratteggiata dal Maestro in maniera così autentica da diventare matrice per ogni successiva narrazione cinematografica.
“Non è un caso che il 50ennale di Amarcord cada nell’anno in cui Rimini ha scelto di lanciarsi nello sfidante percorso di candidata a capitale cultura 2026 – ha spiegato il sindaco Jamil Sadegholvaad nel suo saluto di apertura – Non è un caso perché è sulla ‘riminitudine’, su quell’essenza della nostra città che Amarcord ha reso universalmente conosciuta che stiamo modellando la nostra candidatura. Ed è per questo che abbiamo scelto una sgrammaticatura per il nostro slogan: quel “Vieni oltre” che è un pastrocchio lessicale, una nostra caratteristica, che racchiude l’invito ad ampliare lo sguardo e scoprire tutte le anime della nostra città”.
A precedere la proiezione, dopo l’introduzione del responsabile del Fellini Museum Marco Leonetti e il saluto del sindaco, la presentazione di due libri dedicati alla pellicola: Amarcord dalla A alla Z, di Davide Bagnaresi e Miro Gori (Edizioni Sabinae) e Fellini, Rimini e il sogno di Stefania Parmeggiani (Zolfo Editore). L’incontro, moderato dal regista Marco Bertozzi, è stata l’occasione per raccontare aneddoti e retroscena del making of della pellicola e del rapporto tanto intenso quanto contraddittorio tra il Maestro e la città.