Quella appena conclusa è stata una settimana importante per il consolidamento e lo sviluppo dell’Università a Rimini.
Da una parte, l’Amministrazione ha formalizzato lo stanziamento annuale delle quote consortili di UniRimini, con un investimento di più di 305 mila euro, dall’altra abbiamo ricevuto la conferma di un importante finanziamento regionale (su fondi europei) che permetterà l’ampliamento del Tecnopolo nella sua attuale sede di via Dario Campana. Si tratta di seicento metri quadrati complessivi che saranno adibiti ad attività di ricerca, compatibilmente con i vincoli di tutela monumentale attualmente vigenti sull’immobile. Nello specifico sarà ristrutturato e adeguato il fabbricato “padiglione ex-ovini” e sarà costruito un nuovo padiglione adiacente, con possibile aumento della superficie e volumetria. L’obiettivo comune è quello di rafforzare le capacità di ricerca di una struttura strategica non solo per il campus di Rimini e i suoi ricercatori, ma anche per le imprese del territorio.
Questo è un passaggio fondamentale, che ci da l’occasione per rinnovare una riflessione più generale. UniRimini, e in generale l'Università a Rimini, nonostante il successo e la progressiva crescita e internazionalizzazione delle presenze, presenta ancora, probabilmente a causa della loro giovane età (Unirimini, o meglio l’allora Uni.Tu.Rim fu costituita il 12 giugno 1992), diverse criticità per quanto riguarda il contributo del tessuto istituzionale, sociale ed economico locale alla vita e alle prospettive dell'educazione accademica. Come già ricordato altre volte, non si è ancora completata la fusione tra le sorti del territorio e quelle dell'ateneo, creando di conseguenza diversi problemi materiali e immateriali.
Appare evidente che le sfide del futuro, la concorrenza di altri territori e atenei (compresi quelli online) e, più in generale la ragione stessa della sua esistenza, non può essere questione che riguarda solamente il Comune di Rimini. Non facciamo riferimento tanto al dato economico (che comunque a Rimini è più sentito, con il ridimensionamento della presenza della Fondazione Carim e le uscite, alcune parzialmente recuperate, di altri enti locali), ma alla domanda se il nostro territorio veda ancora nell'Università uno degli asset strategici e irrinunciabili del nostro futuro. Questa è la domanda che dobbiamo porci, perché il futuro va costruito subito, oggi, senza rimandare, perché la competizione è altissima. Per questo, ribadendo con orgoglio e convinzione l’impegno forte e convinto dell’Amministrazione comunale alle sorti di Unirimini, il nostro vuole essere anche un appello ad allargarne il panel dei soci, magari a partire da quella componente privata che, anche grazie allo sviluppo – con l’ampliamento del Tecnopolo – della componente più legata alla ricerca sul campo, può trovare sinergie per lo sviluppo di quel know how di altro profilo che oggi i mercati internazionali richiedono.