Una sfida, meglio, un obbiettivo che è al tempo stesso sociale, civico e culturale.
Non si tratta solamente di affrontare il tema, di suo già nobile e complesso, degli strumenti, dei sussidi o delle leve formative e conoscitive, ma di rimettersi in discussione come comunità stessa che, sui temi, dell’occupazione, vuole tornare a riflettere insieme: istituzioni, associazioni di categoria, sindacati ma anche mondo della scuola, università e cittadini.
In una realtà connotata da una forte stagionalità, come la nostra, il tema del lavoro torna ciclicamente sotto la lente di ingrandimento all’approssimarsi della stagione estiva e, in particolare nell’ultima, la riviera è stata alle prese con crescenti difficoltà nel reperire la mano d'opera. Un apparente paradosso, perché le realtà formative non mancano e diplomano migliaia di giovani preparati. È solo uno dei campanelli d'allarme che sollecitano una seria riflessione su quale strada imboccare per coniugare le esigenze di tenere insieme occupazione, qualità e legalità.
Proprio questa mattina sono stata ospite dell’istituto alberghiero Malatesta di Rimini, e ho testato con mano – grazie alla cordiale accoglienza della direttrice didattica Scaringi - la grandissima professionalità con cui vengono formati coloro che diventeranno i futuri professionisti dell’accoglienza e della ristorazione turistica locale, e non solo. Docenti preparatissimi e aperti alle novità, giovani appassionati e altamente qualificati che, già durante il percorso formativo, alternano esperienze di grande valore professionale.
È da qui, dalla scuola e dal lavoro di qualità che dobbiamo partire se vogliamo creare percorsi trasparenti di buon lavoro, e per far capire che il lavoro di qualità può e deve essere una risorsa per tutta la comunità, partendo proprio dalla valorizzazione del sistema scolastico provinciale. Creare percorsi trasparenti di buon lavoro alla fonte, ovvero quando si crea l’opportunità occupazionale, permetterebbe di innescare un ciclo virtuoso del lavoro di qualità. Temi su cui l’Amministrazione comunale è intenzionata a riaccendere l’attenzione, nella consapevolezza che gli strumenti di una volta non siano più sufficienti.
Il primo passaggio concreto sarà, appena il calendario lo permetterà (e comunque entro i primissimi mesi dell’anno), la convocazione di un consiglio comunale aperto alla cittadinanza sul tema del lavoro. Qualcosa di diverso da un consiglio comunale tematico, perché vogliamo partire dell’ascolto della città e delle sue esigenze.
Il secondo passo sarà la creazione di un tavolo di confronto allargato, in grado di approfondire le tematiche emerse dal confronto cittadino, in linea con quanto già avviato con il patto regionale sul lavoro e clima. Un ambito aperto alle associazioni di rappresentanza, alla rete attiva del lavoro regionale (che comprende il mondo della scuola, l’università, le agenzie del lavoro, gli enti di formazione, la Camera di commercio) ai diversi organi ispettivi.
Si tratta, in estrema sintesi, di cercare insieme al territorio una risposta complessiva a problemi tra loro legati e che vanno trattati insieme, con il contributo aperto di tutta la comunità. Se è vero che le grandi responsabilità sui temi del lavoro sono di tipo nazionale e regionale, a livello locale possiamo già intervenire per modificare l’approccio culturale e proporre modelli in grado, tramite la valorizzazione delle competenze scolastiche e professionali, di creare una occupazione buona, trasparente e di qualità.