Sul tema delle condizioni del lavoro dei riders riminesi.
Migliorare le condizioni del lavoro quotidiano dei riders riminesi (alcune centinaia quelli attivi nella nostra provincia) attuando azioni concrete come l’adozione di misure per tutelare la salute e la sicurezza dei ciclofattorini (i cosiddetti Rider) e la disponibilità di spazi al coperto dove poter sostare in sicurezza e al riparo. Dare dunque una risposta a chi svolge un’attività che spesso coincide con la precarietà, ma anche aprire un confronto pubblico sul tema dei diritti e della tutela del lavoro.
È la “Casa del Rider”, uno dei progetti a cui l’Amministrazione comunale sta lavorando e che si candida a diventare un punto di riferimento importante per tutte le persone che consegnano cibo in bicicletta a Rimini. Un luogo sicuro e accessibile, in luoghi strategici della mobilità cittadina, con la predisposizione di spazi attrezzati al coperto dove poter sostare in sicurezza e al riparo, dove poter ricaricare i cellulari, dove poter procedere ad una manutenzione dei mezzi, appoggiare e custodire le attrezzature e gli zaini, rifornirsi di accessori antipioggia e altro ancora. Non solo, l’idea è anche quella di un luogo di socializzazione e confronto dei rider nelle pause tra una consegna e l’altra.
Un progetto a cui stiamo pensando da tempo, e per il quale stiamo raccogliendo le istanze, proposte e sollecitazioni da parte di sindacati, associazioni e lavoratori riminesi. Un intervento che sta diventando sempre più importante anche alla luce delle tristi vicende di cronaca che hanno visto proprio in questi giorni la morte in strada del giovane rider fiorentino Sebastian Galassi, l’ottava vittima bianca della gig economy italiana, tra il 2021 e il 2022. Una risposta, seppur parziale ma comunque importante, a chi svolge un’attività che spesso coincide con la precarietà, ma anche un punto di partenza per rimettere i temi dei diritti e della tutela del lavoro al centro del dibattito riminese.