Occorre un intervento statale con una presa di posizione precisa e netta che metta al centro il diritto alla casa.
“La bocciatura dell’emendamento nato dalle fila del centrosinistra e che vede fra i promotori Andrea Gnassi sul rifinanziamento del fondo affitti per 250 milioni e per la morosità incolpevole per 200 milioni è un errore ed è uno schiaffo alle persone più in difficoltà dal punto di vista economico, nonché la punta dell’iceberg di una tendenza ormai collaudata a scaricare addosso agli enti locali la responsabilità degli sfratti.
La nuova manovra finanziaria del Governo non può non guardare in faccia la realtà per meri calcoli politici.
I dati Istat ci dicono che circa il 45% delle famiglie povere o a rischio povertà assoluta vivono in affitto.
Non si può far finta che questo non esista: la povertà, a differenza di quello che dicevano alcuni affacciandosi festosi da un terrazzo, non è stata abolita.
Ci sono famiglie che non trovano una casa, è una questione centrale che non può essere relegata tra i temi secondari della discussione parlamentare e che, al contrario, deve essere analizzata nelle sue diverse angolazioni.
Per questo è necessario che nel passaggio tra la Camera dei Deputati e il Senato venga rivista questa decisione che di fatto nega la possibilità a molte famiglie e cittadini di ricevere un sostegno economico indispensabile per far fronte alle spese del canone mensile.
Oltre al problema della morosità incolpevole, c’è anche la macro questione dello stallo in cui versa il mercato immobiliare, con un’oggettiva difficoltà nel trovare alloggi disponibili che in una realtà come la nostra, universitaria e turistica allo stesso tempo, si fa doppiamente sentire.
L’amministrazione comunale ha strumenti limitati: con la nuova legge di bilancio, attraverso un fondo di 500 mila euro, abbiamo introdotto agevolazioni Imu per gli immobili affittati a canone concordato, abbiamo più che raddoppiato la tassa di soggiorno per gli affitti brevi, e introdurremo a breve delle garanzie per stimolare i proprietari delle case ad affittare.
Ma senza un oggettivo intervento statale finalizzato a cambiare le cose e a invertire la rotta, attraverso una presa di posizione precisa e netta che metta al centro il diritto alla casa. Un Comune, con i suoi soli strumenti a disposizione, non può risolvere la situazione.
Settimane di discussione per rialzare il limite del Pos, come fosse la priorità sacrosanta degli italiani, e intanto rimane nel silenzio la proposta di introdurre un reddito alimentare finanziato con un fondo da 50 milioni per donare ai cittadini più economicamente svantaggiati l’invenduto della Grande distribuzione, in modo da dare un sostegno a tanti cittadini che faticano ad arrivare a fine mese e, parallelamente, mettere un argine agli sprechi alimentari. Anche questa scelta dev’essere immediatamente riesaminata. Oltre 3 milioni di italiani riescono a fare la spesa solo grazie a mense e pacchi alimentari”.