Un altro drammatico caso che si consuma tra le mura domestiche, all’interno di un rapporto famigliare, che lascia un bambino senza sua madre.
Ancora un femminicidio, una nuova tragedia che fa ripiombare tutte e tutti noi in un profondo sconforto. Un altro drammatico caso che si consuma tra le mura domestiche, all’interno di un rapporto famigliare, che lascia un bambino senza sua madre.
I numeri in aumento, in tutto Italia, ci dicono ormai con infausta chiarezza che la violenza sulle donne non può essere più considerata come un’emergenza, ma un fenomeno strutturale di una società che pone uomini e donne in una relazione di disparità. Non esistono soluzioni o risposte immediate, ma la consapevolezza che solo tramite un lavoro comunitario a tutto tondo - culturale, educativo, sociale, ma anche economico e finanziario - sia possibile evitare epiloghi così funesti e dolorosi.
È quello che stiamo facendo come territorio attraverso il lavoro con la rete dei centri antiviolenza, la “Rete donne Rimini”, la “Casa delle donne” e il lavoro istituzionale portato avanti dalla “Commissione delle pari opportunità”, istituita solo tre mesi fa ma già diventata un importante luogo di confronto e di elaborazione comune di politiche attive a sostegno delle donne.
Fondamentali saranno i corsi di formazione per categorie specializzate, dalle forze dell’ordine a quelle per la comunicazione, affinché anche il linguaggio di genere prenda sempre più piede nella direzione di una attenzione e sensibilità volte a promuovere una cultura antidiscriminatoria nei confronti delle donne, una cultura della non violenza e del contrasto alla violenza stessa.
Donne, non siete sole, non siamo sole; l’appello che lanciamo è quello di denunciare alle forze dell’ordine e di rivolgersi ai centri antiviolenza accreditati, rompere il silenzio e cercare l’aiuto di professioniste specializzate.
Non minimizziamo di fronte alle violenze fisiche e psicologiche, non sottovalutiamo problemi troppo spesso taciuti, nascosti, il più delle volte per paura di denunciare, per timore di perdere la tutela sui propri figli o per l’incognita delle condizioni di sussistenza. Sul territorio riminese ci siamo dotati di una rete di protezione diffusa e capillare, dove le madri con figli, così come le donne in generale, possano essere ospitate e ascoltate, affinché riescano gradualmente a liberarsi da meccanismi violenti che troppo spesso sfociano in vere e proprie tragedie, come quelle tragiche di questi tempi.
È bene allora ricordare, ancora una volta, le strutture a cui è possibile rivolgersi per cercare aiuto e non rimanere sole davanti alle violenze.
Centro antiviolenza comunale Rompi il Silenzio "Spazio Vinci":
offre servizio di accoglienza, ascolto, assistenza, supporto e ospitalità a indirizzo segreto a tutte le donne che hanno subìto violenza e a minori vittime di violenza assistita. Risponderanno e accoglieranno operatrici formate sul tema della violenza, in grado di offrire non solo supporto ma anche informazioni sui servizi e sulle risorse territoriali e sugli altri centri e case delle donne presenti sul territorio nazionale.
Il Centro ha sede ed è aperto nell'edificio piccolo di Palazzo Brighenti via Bufalini n. 47.
Il numero di telefono è 346 5016665.
Casa delle donne:
Piazza Cavour 26/D, 47921 Rimini (torre civica)
Tel. 0541 704545
Email: lacasadelledonne@comune.rimini.it
Il servizio telefonico nazionale 1522 rappresenta lo snodo operativo delle attività di contrasto alla violenza di genere e stalking. Ponendosi alla base della metodologia del lavoro "di rete", assume il ruolo di strumento tecnico operativo di supporto alla Rete Nazionale Antiviolenza. Il numero è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell'anno ed è accessibile dall'intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un'accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo, russo e arabo.