"IEG è un gioiello nel panorama fieristico nazionale e internazionale.
IEG è il frutto dello sforzo, dell’impegno, degli investimenti, dell’intelligenza, delle conoscenze di un territorio e dunque di una comunità interamente rappresentata.
IEG non è una moneta di scambio nel gioco della politica né un teatrino ove mettere in scena il consueto canovaccio del ‘pesce grosso mangia pesce piccolo’. Se qualcuno sta pensando questo, farebbe bene a toglierselo dalla testa. Abbiamo troppo presente l’importanza del settore fieristico per il territorio riminese e per la Romagna, per ridurre una questione complessa e dalle innumerevoli implicazioni finanziarie a ‘io comando perché sono Bologna’. Stupisce che siano alcuni soci privati di BolognaFiere, prima in forma anonima e poi con un comunicato firmato da Confcooperative, a volere riportare questa discussione a una forma primordiale di darwinismo territoriale. Leggendo certe dichiarazioni, perfino buffe se considerata la delicata materia di cui si tratta, pare quasi di trovarsi davanti a Austin Powers, l’esilarante agente segreto del cinema, scongelato sugli schermi a fine anni Novanta dopo una crioterapia lunga 30 anni e per questo convinto di vivere ancora nel 1967. Il tema non è il campanilismo, l’adombrare mire sulla governance. Una classe dirigente, per dirsi tale, discute e parla per atti, documenti, bilanci approvati (e IEG li ha) e non avanzando ipotesi riesumate dal peggio del peggio del ‘poltronificio’ politico. Non si dice da una parte ‘la fusione delle fiere è un grande obiettivo’ e dall’altro si fa di tutto per ostacolarlo. È davvero sorprendente che certe posizioni, retrive, vengano dalla componente privata; ma fa altrettanto pensare il silenzio dei soci pubblici bolognesi. Per noi cambia poco o nulla rispetto all’orizzonte cui tendiamo: crediamo in questa operazione per le potenzialità straordinarie che può avere per i due territori e la regione intera e appunto per questo deve essere portata avanti con serietà, rigore, numeri e certificazioni. Non sarà certo una vera o presunta ‘ragion di Stato’ a convincerci del contrario”.