Il vicesindaco Lisi: “Uno strumento per agire a tutela delle vittime e per promuovere la riabilitazione dei maltrattanti”
Con delibera di Giunta, il Comune di Rimini ha formalizzato l’adesione al "Protocollo d'intesa per la prevenzione e il contrasto delle violenze nei confronti delle donne" predisposto dalla Prefettura di Rimini e che si propone come strumento per implementare le azioni di tutela e sostegno alle donne che subiscono violenza, per favorire il coordinamento delle azioni fra soggetti pubblici e privati e tra le altre azioni, promuovere la formazione degli operatori, l'analisi e monitoraggio del fenomeno, l'attuazione di percorsi educativi e informativi.
“Ed è proprio su questo ultimo aspetto che mi pare che questo protocollo compia un ulteriore salto di qualità – commenta la vicesindaca Gloria Lisi, firmataria per il Comune di Rimini protocollo di durata triennale – Si tratta infatti di uno strumento condiviso con una platea più ampia di soggetti rispetto al precedente e che consente un’azione a 360 gradi sul tema del contrasto alla violenza sulle donne. Oltre infatti a mettere in moto tutti i meccanismi per la tutela delle vittime, per la presa in carico e per il sostegno nel loro percorso di uscita dalla violenza, grazie alla collaborazione con la casa circondariale possiamo affrontare il fenomeno anche da un’altra prospettiva, quella dei maltrattanti. Tra le iniziative comprese nel protocollo si va ad esempio a rafforzare il coordinamento con la Casa Circondariale di Rimini e con l’Uepe, l‘ufficio per l’esecuzione penale esterna, con le quali il Comune di Rimini collabora insieme all’Ausl per la presa in carico e la prosecuzione del programma socio-riabilitativo dei maltrattanti che stanno scontando una pena alternativa alla detenzione o che hanno terminato il loro periodo di condanna. Credo sia fondamentale agire sul percorso riabilitativo ed educativo dei detenuti maltrattanti e sex offenders, perché è accertato che senza un accompagnamento da parte di operatori formati e preparati, è più alto il rischio di recidiva e dunque di ripetere la violenza”.