“Un museo che esce dal Museo”.
“Federico Fellini finalmente ha il suo museo nella “sua” Rimini; un museo diffuso, come d’altro canto è “pulviscolare” la sua estetica cinematografica che non ha mai abbandonato i suoi tratti locali, senza mai, comunque, rinunciare a parlare al mondo”.
Con questa motivazione oggi pomeriggio, alla Biennale di Venezia, è stato assegnato al progetto del Fellini Museum il premio nazionale IN/ARCHITETTURA 2023, promosso da IN/ARCH Istituto Nazionale di Architettura e ANCE, in collaborazione con Archilovers.
Il Fellini Museum ha ricevuto uno dei 5 premi nazionali selezionati nella categoria “interventi di riqualificazione edilizia (restauro, ristrutturazione, rigenerazione)” che ha visto la giuria prendere in esame centinaia di progetti tenendo conto della loro natura concepita come esito di un processo complesso che coinvolge tutti i passaggi della filiera produttiva e celebrando il valore dell’opera costruita, intesa come esito della partecipazione di soggetti diversi: dal committente agli imprenditori, dai produttori di componenti ai progettisti.
Il Premio è una targa all’opera e ai suoi principali protagonisti, quale esito della sinergia alla base della sua realizzazione.
Una lunga e prestigiosa tradizione quella dei premi IN/ARCH che, a partire dalla prima edizione del 1962, hanno rivestito un ruolo di grande importanza nel dibattito architettonico nazionale e celebrano il valore dell’opera costruita affermando con chiarezza che la qualità di un’architettura non è circoscritta a questioni estetico-linguistiche ma è l’esito di un processo complesso.
A ritirare il premio alla Biennale di Venezia il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad assieme alla dirigente del settore Facility Management Chiara Fravisini e al progettista Orazio Carpenzano: “Un riconoscimento importante – ha commentato il sindaco al momento della premiazione - per una straordinaria creazione architettonica non fine a se stessa, ma che interpreta il desiderio collettivo di incamminarsi su un tipo di sviluppo che segna un cambiamento culturale e sociale della città. Quello del Fellini Museum è un esempio di architettura civile, in cui alla comunità viene restituito uno spazio, degli spazi, in cui accessibilità e bellezza stanno insieme nella stessa frase. Un museo unico al mondo che mette al centro i film di Fellini, il loro impatto sulla storia del cinema, del costume, della società non solo italiana ma mondiale”.
PREMI NAZIONALI
IN/ARCHITETTURA 2023
categoria
Interventi di riqualificazione edilizia
(restauro, ristrutturazione, rigenerazione)
La giuria ha assegnato 5 Premi e 1 Menzione
Premio a
Museo Fellini a Rimini
Committente: COMUNE DI RIMINI
Progettista: Orazio Carpenzano
Imprese: Lancia Srl, Aplomb, Civita Laboratori Fiorentini,
ETT e Gruppo Maggioli
Motivazione: Federico Fellini finalmente ha il suo museo nella “sua” Rimini; un museo diffuso, come d’altro canto è “pulviscolare” la sua estetica cinematografica che non ha mai abbandonato i suoi tratti locali, senza mai, comunque, rinunciare a parlare al mondo.
Un Polo diffuso su tre spazi: Castel Sismondo, Palazzo del Fulgor e Piazza Malatesta. Un museo che esce dal museo, al centro del quale il leggendario cinema Fulgor, protagonista assoluto di Amarcord, la fa da padrone. Museo immersivo che recupera gli insediamenti preesistenti, dalla Rocca di Castel Sismondo, dove ha collaborato Filippo Brunelleschi fino alla grande Piazza Malatesta, come se fosse un enorme circo all’aperto.
Gli autori, Orazio Carpenzano, con lo studio ADTP (Tommaso Pallaria e Alessandra Di Giacomo) e lo studio dismisura (Fabio Balducci e Paolo Marcoaldi) per il progetto architettonico; i curatori Marco Bertozzi e Anna Villari con il fondamentale contributo di Studio Azzurro per la direzione artistica e l’ideazione del progetto multimediale, rappresentano un esempio coerente e di grande qualità professionale, quando si ha a che fare con artisti come Fellini che non rappresentano soltanto una disciplina: sono delle vere e proprie enciclopedie multidisciplinari la cui visione del mondo non si esaurisce nel proprio tempo.
A dimostrazione che l’architettura non è mai autosufficiente, certamente al centro per un restauro rigenerativo, ma deve dialogare e parlare con tutte quelle discipline e saperi, capaci di far parlare un monumento antico, un vecchio cinema in disuso, una grande piazza cittadina. Così si deve progettare la complessità urbana, in relazione al tema della rigenerazione e della destinazione d’uso.