Promuovere sinergie positive fra il percorso di cura e il percorso di vita dei minori ricoverati.
Attivare un percorso di sperimentazione e sviluppo di un servizio interno alla clinica, che fornisca supporto alla continuità educativa e didattica, in modo che le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi in età scolare si sentano accolti all’interno del contesto ospedaliero e sostenuti in entrambi i percorsi di cura e scolastico.
Questo l’obbiettivo del progetto “Inclusive care” – che vede come protagonisti il Comune di Rimini, l’ospedale accreditato Sol et Salus (che sarà sede del servizio sperimentale), Centro Educativo italo svizzero (CEIS), Centro di iniziativa democratica degli insegnanti (C.I.D.I.) e Università degli studi di Bologna, Dipartimento Scienze dell’educazione – approvato dalla Giunta, insieme al protocollo di intesa di prossima sottoscrizione.
Il progetto
Per promuovere sinergie positive fra il percorso di cura e il percorso di vita dei minori ricoverati, l’Ospedale, in collaborazione col Comune di Rimini, il CEIS e la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna ha elaborato “Inclusive Care”, un progetto che prevede l’istituzione di un nucleo di educatori e docenti del CIDI, coordinati da una Pedagogista che progetta le attività educative e supporta la connessione con la scuola di provenienza per garantire un legame di continuità. In linea con questo approccio, la “Sol et salus” ha allestito uno spazio all’interno della struttura ospedaliera, dedicato alle attività educative, didattiche e di socializzazione fra pari.
Il contesto di riferimento
L’ospedale Sol et Salus ospita annualmente circa 300 minori in età scolare, provenienti da ogni parte d’Italia, che affrontano degenze per interventi chirurgici e attività di riabilitazione con una permanenza media in struttura di circa 25 giorni, una durata tale da pregiudicare l’assolvimento dell’obbligo scolastico ed il diritto all’istruzione, tuttavia costituisce un periodo importante nel quale l’alunno e l’alunna restano potenzialmente disconnessi dall’attività didattica quotidiana e dalle correlate attività educative e di socializzazione.
“La sperimentazione – spiega Chiara Bellini, vicesindaca con delega alle politiche educative del Comune di Rimini - è di particolare interesse, poiché impostata per attivare una soluzione a bassa soglia, diversa dall’impianto organizzativo più strutturato di una scuola ospedaliera, soluzione che fornisce importanti stimoli per la continuità didattica e per attività alternative a quelle che una bambina ed un bambino possono vivere in un contesto ospedaliero. Nel contesto riminese non esistono sezioni di scuola ospedaliera e, per evidenti ragioni logistiche e di sistema, è improbabile che vengano attivate prossimamente da parte dei ministeri competenti. Da qui l’idea di mettere a sistema i punti di forza del nostro territorio che, a partire dalla ricerca educativa per arrivare alla pratica ospedaliera, trova in questo progetto una sintesi di inclusione che potrebbe aprire nuovi orizzonti sperimentali a livello nazionale. La possibile impostazione di un modello flessibile che garantisca la continuità ai minori ricoverati anche in strutture di piccola e media dimensione e per periodi di media durata consentirebbe di garantire la continuità educativo- didattica ad un maggior numero di bambine e di bambini, di studentesse e di studenti e quindi la sperimentazione, per i potenziali esiti che può produrre, è sicuramente di interesse pubblico, interesse che il Comune, nell’ambito delle proprie competenze”.