Tre gioielli del Seicento riaccendono la stagione delle mostre del Museo della città di Rimini
Dopo la riapertura al pubblico dello scorso 27 aprile, lo scrigno di storia e arte di via Tonini riparte offrendo ai visitatori un inedito e affascinante percorso attraverso l’arte antica. Un viaggio che si sviluppa grazie a tre splendidi dipinti che Massimo Pulini, in qualità di curatore e studioso, ha raccolto nel progetto dal titolo Unicum/ Racconti al Museo.
La rassegna, al via il prossimo 7 maggio, consentirà di poter ammirare opere uniche per qualità e raffinatezza, le quali, indagate sotto il profilo storico e filologico, ed emerse dal panorama antiquariale internazionale, rappresentano dei veri e propri gioielli svelati: Benedetto Gennari (1633-1715) con la Madonna col bambino per la corte d’Inghilterra (dal 7 maggio al 13 giugno), Simone Cantarini (1612-1648), Il ritrovato ritratto di Alessandro Tassoni (18 giugno – 1 agosto) e infine Guido Reni (1575-1642) con Paesaggio con Amorini in gioco (dal 6 agosto al 30 settembre). Per il loro rilievo storico, per la loro provenienza da contesti collezionistici importanti, queste opere si legano con nessi profondi alle vicende della nostra cultura artistica.
Il progetto Unicum deve il nome alla scelta di esporre una singola inedita opera nello spazio della Manica Lunga, al primo Piano del Museo. I singoli dipinti dunque andranno a turno ad occupare lo spazio ‘scenico’ allestito dallo Studio d’architettura Cumo Mori Roversi nel 2020 per l’esposizione della Madonna Diotallevi, capolavoro giovanile di Raffaello transitato a Rimini per un acclamato ritorno, purtroppo penalizzato dalle chiusure imposte dal Covid19.
Il sottotitolo è Racconti al Museo, poiché i quadri proposti dalla rassegna innescano narrazioni storiche e artistiche e biografiche di particolare interesse e curiosità. Il loro potenziale narrativo, per il quale sono state scelte, ha la capacità di fecondare e arricchire la realtà museale riminese in un dialogo aperto con le altre opere esposte e con i percorsi legati in modo particolare al Seicento, che trova risonanza anche negli itinerari urbani.
Si è voluto adottare uno storytelling competente e al passo coi tempi che diventa così la chiave del cambiamento per rinnovare il rapporto con il pubblico, avvicinandolo all’arte. Queste opere schiudono scenari storici complessi, raccontando di artisti che furono autentiche ‘star’ nel loro tempo, dotati di personalità che hanno monopolizzato il panorama del Seicento italiano. Si racconterà di botteghe e di tecniche pittoriche, di attribuzioni e di complessi passaggi di proprietà e dispersioni di immense raccolte, di relazioni e assonanze stilistiche finemente indagate nell’ambito dell'attività di ciascun pittore. Ma ciò che più conta è che queste opere continueranno a produrre ai nostri occhi e alla nostra sensibilità energia e poesia.
Orario di apertura
fino al 31 maggio: dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 e dalle 16 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 19. Dal 1° giugno entra in vigore l’orario estivo: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19. Nei giorni di sabato e domenica è obbligatoria la prenotazione online o telefonica.
Visite guidate alla mostra Benedetto Gennari - Madonna col bambino per la corte d’Inghilterra: tutte le domeniche a partire dal 16 maggio alle ore 17, con prenotazione obbligatoria.
Informazioni e prenotazioni: Museo della Città (Via L. Tonini, 1) Tel. 0541 793851; www.museicomunalirimini.it, www.ticketlandia.com/m/musei-rimini.
Link utili
Ulteriori informazioni
Benedetto Gennari
Una Madonna col bambino per la corte d’Inghilterra
Rimini, Museo della Città- Manica Lunga
7 maggio- 13 giugno 2021
in collaborazione con Giusti Antichità
NFC catalogo a cura di Massimo Pulini
È la Madonna col Bambino di Benedetto Gennari ad aprire venerdì 7 maggio la rassegna di arte antica Unicum – Racconti al Museo allestita nello spazio della Manica Lunga, reso particolare dal bel progetto allestitivo degli architetti Mori Cumo Roversi.
Benedetto Gennari (1633-1715) fu un pittore raffinato e virtuoso che lavorò a lungo e copiosamente, prestando la sua abilità artistica per ben tre re e tre regine durante il XVII secolo, in un periodo esaltante e drammatico per l’Europa che aveva sul proprio scacchiere alleanze e conflitti diversi.
Transitato in un’asta portoghese, come Mater amabilis, il dipinto è stato subito riconosciuto per le sue qualità – dalla giocosa naturalezza del bambino che porge la rosa, all’incantevole materna dolcezza del volto della madre - : dai morbidi panneggi agli incarnati ai caratteri dei volti, tutto racconta che la mano sia quella di Benedetto Gennari, quando questi era alla corte degli Stuart, come testimonia una sua Nota di quadri eseguiti a Londra dal 1674 al 1688.
Benedetto crebbe alla bottega del Guercino, Giovan Francesco Barbieri, fratello della madre Lucia, vivendo appieno quella intensa stagione che si nutriva di influenze e reverberi pittorici di impronta bolognese.
Si trasferisce infatti a soli 9 anni da Cento, dove era nato nel 1633, nella città felsinea. Qui si respirava ancora lo spirito artistico del ‘divin Guido’, cioè del grande e inimitabile Guido Reni. Incise nella sua formazione l’educazione guercinesca, la stretta collaborazione col più giovane fratello Cesare, con cui spesso condivise, almeno inizialmente, molte commesse pur nel lessico distinto delle reciproche personalità. Poi avvenne un salto, una parabola professionale e un percorso come da romanzo: per almeno vent'anni, fu oltrealpe, pittore consolidato, sospinto anche dalla fama del Guercino: nel 1672 inizia il soggiorno alla corte francese, cui seguì, a partire dall’autunno 1674 il suo servizio presso la corte inglese, in due sedi, a Londra e a Saint Germain-en-Laye, divenuto rifugio, dopo la rivoluzione, della famiglia reale.
I suoi accenti si fanno ’oltremontani’, sempre più sensibili, dotati di ‘eleganza fastosa’, capace di raccontare volti e personalità , miti, luci e trionfi. Lavorò a Parigi per il re di Francia, Luigi XIV e come scrive Massimo Pulini “non da semplice comparsa” e fu alla corte degli Stuart. E specialmente nei ritratti per i quali fu molto apprezzato ebbe una prestigiosa clientela, come il duca Vincenzo Guastalla , il principe Eugenio di Savoia o il maresciallo Enea Silvio Caprara a Vienna. Mantenne viva anche la sua produzione di pale d’altare e soggetti sacri, innescando sul suo originario accento naturalistico e la sua vividezza barocca una diversa consapevole maturità, depurata da eccessi sentimentali e arricchita dalle esperienze nordiche. Fu membro dell'Accademia Clementina a Bologna fin dall'atto della sua fondazione nel 1709 e fu il primo ad assumere quello stesso anno l'incarico di direttore della scuola del nudo.