Dichiarazione di Kristian Gianfreda, Assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini, sulla violenza tra le mura domestiche

Quello della violenza dentro le mura domestiche cresce sempre più a vera e propria emergenza nazionale.

Data di pubblicazione

Le notizie di cronaca (tragiche, drammatiche, preoccupanti) ma soprattutto, per chi amministra, i riscontri che arrivano in tutti i territori dagli operatori e dalle reti di sostegno mettono in rilievo la profondità e allo stesso tempo l’estensione del problema, che cresce a urgenza non più solo privata ma di comunità con l’ingresso e il protrarsi della pandemia e dei suoi devastanti effetti sociali.

Si pensi solo che, sul territorio riminese, solo negli ultimi giorni sono giunte agli uffici di competenza 6 denunce per violenza domestica che si sono aggiunte al femminicidio dello scorso fine settimana. E' un quadro generale molto serio, che ci consegna la fotografia di un’emergenza nazionale che esonda dal privato alla comunità, portandosi dietro anche un problema troppo spesso sommerso: quello della violenza assistita, la quale si realizza quando un minore è obbligato ad assistere a ripetute scene di maltrattamento - fisico, psicologico, verbale o sessuale - tra i genitori o tra persone a lui affettivamente legate.  Un fenomeno che ha registrato un importante incremento soprattutto a seguito del lockdown.

Nel Distretto di Rimini Nord negli ultimi due anni e mezzo sono aumentati sensibilmente i casi di allontanamenti di bambini da casa, quasi tutti da ricondurre, appunto, a conclamati problemi di violenza assistita. Siamo di fronte a una forma di abuso diffusa, con conseguenze tragiche sulla crescita e sull’abito mentale dei ragazzi, vittime passive e attive di situazioni malsane che si verificano sotto il tetto di casa. Il più delle volte si tratta di casi in cui le madri sono picchiate o maltrattate dai partner, ma anche episodi di tensioni estreme e nocive tra le coppie, che inesorabilmente impattano il benessere e la crescita dei figli.

Una differenza enorme tra il prima e il dopo Covid che testimonia una situazione sociale che sta cambiando, oscura, in cui i contesti familiari portano addosso i lasciti della pandemia e di una comunità che non vede più la centralità delle filiere corte, di quei rapporti di vicinato che una volta potevano rappresentare un punto di riferimento e che oggi si sono o rotti o allentati. C’è un tessuto sociale che va ricostruito e risintonizzato, onde evitare ulteriori notizie di proliferazioni di violenze.

Come Comune di Rimini pochi giorni fa abbiamo messo in atto una variazione di bilancio per aggiungere risorse sul fronte della tutela dei minori in modo da rafforzare e potenziare ulteriormente la rete di supporto presente sul territorio.

Un tassello di un’operazione di soccorso’ che deve essere ancora più ampia e che, a mio parere, deve considerare due aspetti.

Da un lato l’eventualità di inserire strumenti nuovi che possano facilitare il link tra la cittadinanza e le realtà preposte. Come è possibile leggere anche dai giornali, molte volte, quando si verificano queste situazioni di abusi alcuni vicini di casa o persone della zona sono a conoscenza o comunque intuiscono che vi siano dei problemi importanti in quelle pareti, però non sanno a chi rivolgersi o hanno timore a chiamare direttamente le forze dell’ordine. Ecco perché a mio avviso, attraverso un lavoro sinergico tra le istituzioni e le realtà che lavorano nel settore, devono essere escogitate delle soluzioni innovative che fungano da mediazione tra il cittadino e la rete di protezione.

Dall’altro lato, sul lungo termine, c’è un lavoro che va fatto sulla comunità, un senso di appartenenza alla collettività i cui fili devono essere riannodati, perché le persone non si sentano sole e senza possibilità di innescare cambiamenti nella propria vita".

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Ultimo aggiornamento

29/06/2024, 00:10