Intitolazioni al Santo Domenico Savio e al pittore riminese Demos Bonini
Data di pubblicazione
Saranno San Domenico Savio, allievo di don Bosco e il pittore riminese Demos Bonini le prossime intitolazioni decise dal Comune di Rimini. La prima nel quartiere Padulli, dov’è situata la chiesa dedicata al Santo, la seconda in centro storico.
Si svolgerà venerdì 26 luglio, alle ore 18:30 la cerimonia di intitolazione a San Domenico Savio della rotatoria situata nel quartiere Padulli, tra le vie Tristano e Isotta e Villagrande a cui parteciperanno anche Mons. Anselmi Nicolò, Vescovo di Rimini, Don Roberto Smeriglio, Direttore Salesiani Rimini, Fausto Caldari, presidente di RivieraBanca, alcuni responsabili della Comunità Capi Agesci Rimini 6 e diversi parrocchiani e membri del Consiglio Pastorale della Parrocchia di San Domenico Savio.
Lunedì 29, sempre alle 18:30 si svolgerà la cerimonia di intitolazione della piazzetta in centro storico, dedicata e a Demos Bonini, situata nell'intersezione tra via Castelfidardo e via IV Novembre. Saranno presenti parenti, amici e conoscenti del pittore. In entrambe le celebrazioni saranno presenti anche il sindaco Jamil Sadegholvaad e l’assessore alla toponomastica Francesco Bragagni.
Rotonda “San Domenico Savio - Santo (1842-1857)”
La rotatoria è situata nel quartiere Padulli, tra le vie Tristano e Isotta e Villagrande, vicino alla chiesa già dedicata al Santo. La richiesta di intitolazione è stata fatta da tanti residenti della zona e dal parroco della chiesa che, già da qualche anno, ha compiuto 50 anni ed è da sempre un punto di incontro per la comunità.
Domenico Savio nacque nel 1842 a Riva di Chieri in Piemonte. Secondo di dieci figli, molti dei quali morti in tenera età, figlio di un fabbro e di una sarta. Un anno dopo si trasferirono a Morialdo di Castelnuovo d’Asti, e nel 1853 a Mondonio, nello stesso comune, dove il 2 ottobre 1854 Domenico avrebbe incontrato San Giovanni Bosco. Domenico espresse subito l’intenzione di studiare per diventare sacerdote, e riconosciute in lui qualità spirituali poco comuni ai ragazzi della sua età, Don Bosco accolse la sua richiesta. Divenne quindi suo allievo speciale presso l’oratorio di Torino. Si distinse subito per il suo carattere mite, la sua saggezza, la dedizione alla preghiera, la devozione all’Immacolata e la grande carità verso i compagni, come narra Don Bosco nella biografia che egli stesso scrisse di lui. Sul finire del 1856 Domenico iniziò ad avere problemi di salute molto seri, e l’anno dopo, la malattia lo costrinse a rientrare in famiglia, dove in seguito a una grave polmonite, si spense fra le braccia dei genitori. Veneratissimo e molto popolare, venne proclamato Beato il 5 marzo 1950 da Pio XII e canonizzato il 12 giugno 1954.
La rotatoria è situata nel quartiere Padulli, tra le vie Tristano e Isotta e Villagrande, vicino alla chiesa già dedicata al Santo. La richiesta di intitolazione è stata fatta da tanti residenti della zona e dal parroco della chiesa che, già da qualche anno, ha compiuto 50 anni ed è da sempre un punto di incontro per la comunità.
Domenico Savio nacque nel 1842 a Riva di Chieri in Piemonte. Secondo di dieci figli, molti dei quali morti in tenera età, figlio di un fabbro e di una sarta. Un anno dopo si trasferirono a Morialdo di Castelnuovo d’Asti, e nel 1853 a Mondonio, nello stesso comune, dove il 2 ottobre 1854 Domenico avrebbe incontrato San Giovanni Bosco. Domenico espresse subito l’intenzione di studiare per diventare sacerdote, e riconosciute in lui qualità spirituali poco comuni ai ragazzi della sua età, Don Bosco accolse la sua richiesta. Divenne quindi suo allievo speciale presso l’oratorio di Torino. Si distinse subito per il suo carattere mite, la sua saggezza, la dedizione alla preghiera, la devozione all’Immacolata e la grande carità verso i compagni, come narra Don Bosco nella biografia che egli stesso scrisse di lui. Sul finire del 1856 Domenico iniziò ad avere problemi di salute molto seri, e l’anno dopo, la malattia lo costrinse a rientrare in famiglia, dove in seguito a una grave polmonite, si spense fra le braccia dei genitori. Veneratissimo e molto popolare, venne proclamato Beato il 5 marzo 1950 da Pio XII e canonizzato il 12 giugno 1954.
Piazzetta “Demos Bonini - Pittore riminese (Rimini 1915-1991)”
Figlio di un famoso decoratore d’interni, Bonini decide fin da subito di votare la propria vita alla pittura: “Sono pittore, credo di esserlo sempre stato, anche quando non dipingevo”, si presenta così in Una vita per la pittura. Scritti e dipinti di un artista riminese, una sorta di autobiografia in forma di racconto.
Per tutti Demos - artista riminese dal linguaggio pittorico realista, inserito dai critici nella lista dei migliori pittori contemporanei italiani, ha disegnato e dipinto storie di mare e di collina, di fatiche contadine e di abitudini borghesi, di uomini e di prospettive con il disincanto, l’ironia, l’inquietudine e la gioia tipica dei sopravvissuti alla seconda guerra mondiale. Demos, radicato a Rimini, ha dipinto sentimenti, delusioni, amori e stati d’animo vissuti di pari passo col fluttuante ritmo della sua città, metropolitana in estate e pigra in inverno. Un pittore speciale, che non ha solo esposto le sue opere in decine di gallerie in Italia e all’estero, ma ha ricevuto premi prestigiosi ed ha una storia intensa di amicizia e reciprocità (tra gli altri) con Federico Fellini, Renato Guttuso e Sergio Zavoli.
Figlio di un famoso decoratore d’interni, Bonini decide fin da subito di votare la propria vita alla pittura: “Sono pittore, credo di esserlo sempre stato, anche quando non dipingevo”, si presenta così in Una vita per la pittura. Scritti e dipinti di un artista riminese, una sorta di autobiografia in forma di racconto.
Per tutti Demos - artista riminese dal linguaggio pittorico realista, inserito dai critici nella lista dei migliori pittori contemporanei italiani, ha disegnato e dipinto storie di mare e di collina, di fatiche contadine e di abitudini borghesi, di uomini e di prospettive con il disincanto, l’ironia, l’inquietudine e la gioia tipica dei sopravvissuti alla seconda guerra mondiale. Demos, radicato a Rimini, ha dipinto sentimenti, delusioni, amori e stati d’animo vissuti di pari passo col fluttuante ritmo della sua città, metropolitana in estate e pigra in inverno. Un pittore speciale, che non ha solo esposto le sue opere in decine di gallerie in Italia e all’estero, ma ha ricevuto premi prestigiosi ed ha una storia intensa di amicizia e reciprocità (tra gli altri) con Federico Fellini, Renato Guttuso e Sergio Zavoli.